BERLIN KULTURFORUM
L’elaborato di Tesi propone una soluzione progettuale per un’area berlinese irrisolta, nonostante vi abbiano lavorato maestri indiscussi come Scharoun e Mies van der Rohe che qui hanno realizzato le loro “icone”: queste non sono riuscite a porsi come elemento di costruzione per questo frammento di città. L’ipotesi scharouniana della Landschaft-Architektur ha prodotto un’immagine frammentaria e discontinua per il Kulturforum, cosa che ne ha determinato il fallimento dal punto di vista dell’ultilizzo dello spazio pubblico.
La composizione segue un’indagine delle vicende storiche e dei fatti architettonici: questo è l’unico modo per affrontare un progetto che cerchi di connettere e unificare architetture così diverse, in un luogo in cerca di una propria struttura. La strada percorsa progettualmente è stata quella di allacciarsi alla tradizione architettonica berlinese, a Schinkel, Persius, ad un linguaggio consolidato e strettamente legato all’identità del luogo, evitando la scelta di opporre un altro oggetto fra gli oggetti. Il progetto prevede:
•l’eliminazione della piazzetta tra i musei di Gutbrod, come suggerito dal Masterplan, in favore di un giardino urbano, incorniciato dalle grandi stoà, che diventano l’elemento unificante del nuovo spazio urbano.
•la delimitazione della Matthäuskirche con una nuova piazza che ne metta in risalto il sagrato: la chiusura della piazza è ottenuta mediante una stoà su cui si attestano a pettine due edifici. Questi ospitano una sala conferenze, uffici ed una caffetteria.
• La stoà nasconde con il proprio linguaggio i musei di Gutbrod e di Hilmer e Sattler e contemporaneamente, distribuisce i nuovi volumi. A fianco della Kunst Bibliothek verrà realizzato l’ampliamento della biblioteca con l’ala per i supporti multimediali e un piccolo bookshop; sul lato del Kunstgewerbemuseum saranno
invece creati un auditoriom da 200 posti e un ristorante, in posizione centrale tra i musei e la Philharmonie: tra l’auditorium e il ristorante si trova una corte coperta dalla quale si accede al nuovo ingresso del Kunstgewerbemuseum.
Il tema è quello di “dare forma” allo spazio urbano, sul quale giacciono i “dinosauri” di Mies e Scharoun.
Vedendo i fotopiano di Berlino viene alla mente un immagine simili a quella di Istanbul in cui l’Ippodromo, affiancato da Santa Sofia, da Sant’Irene, dalla Moschea Blu, forma quasi una piattaforma comune per questi edifici. La figura di riferimento è questa: un vasto spazio esteso longitudinalimente, sul quale si dispongono gli edifici.Nel progetto si procede, in un certo senso, all’inverso: dati gli edifici si crea una piastra pavimentata che li contenga
Immagini simili all’Ippodromo, si riscontrano in molte città di origine greca o romana, in cui grandi edifici
si sono attestati su costruzioni precedenti, recuperandone i materiali: basti pensare al riutilizzo degli anfiteatri di Lucca, di Firenze, di Arles, al palazzo di Diocleziano a Spalato o ancora al più noto caso di Piazza Navona a Roma, costruita sullo stadio di Domiziano, cha lasciano traccia di sè nella forma della città come aveva ben rilevato anche Aldo Rossi. Il progetto per il “foro della cultura” rimanda inoltre al suo riferimento formale diretto: ovvero il forum romano, Definire un “tipo” del foro romano sarebbe un errore sotto il profilo storico, in quanto ben sappiamo che le variazioni sono davvero numerose, sebbene vi siano elementi ricorrenti (su tutti il rapporto tra il foro e la basilica). L’esempio più famoso e citato dagli architetti è quello del foro di Pompei; infatti si potrebbe creare un parallelismo tra la posizione centrale del Tempio di Apollo, con la posizione della Matthäuskirche nel Kulturforum.